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Rolex Explorer I e II

Dr. N

Rolex è un marchio che oggi si associa alla ricchezza, allo sfarzo, ai salotti e all’ostentazione. Non tutti sanno che non è sempre stato così: un tempo, Rolex era il marchio d’elezione di esploratori e avventurieri. Studiando la storia di questa azienda, mi sono imbattuto in un modello dal passato affascinante, ma meno noto dei suoi “fratelli maggiori” Daytona, Submariner e GMT. Sto parlando del Rolex Explorer, di cui in questo articolo scopriremo le origini e le differenze tra la versione I e la versione II.

Rolex Explorer I versus Rolex Explorer II

Rolex e l’esplorazione

Come abbiamo visto negli articoli sul Rolex Submariner e sulla corsa allo spazio, in cui anche il Rolex Daytona ha avuto un ruolo, la maison  ginevrina è sempre stata in prima linea nelle imprese estreme. Lo spazio e le profondità marine non sono stati però l’unico ambito di interesse di Rolex. L’azienda ha scelto di interessarsi anche alle esplorazioni montane e speleologiche.

Sin dagli anni Trenta, Rolex partecipa a numerose spedizioni sull’Himalaya con l’obiettivo non tanto di promuovere i propri orologi, quanto al fine di testarne la funzionalità. Le condizioni atmosferiche sulle alte vette sono l’ideale per collaudare i cronometri Rolex: il freddo estremamente secco, gli scossoni, lo scarso contenuto di ossigeno nell’aria sono tutte sfide tecniche che aiutano a sviluppare orologi in grado di funzionare meglio. Se marciano regolarmente in condizioni estreme, in un ambiente normale potranno solo comportarsi meglio.

Quando Sir Edmund Hillary decide di avventurarsi sulla vetta più alta del mondo, Rolex è lesta a cogliere l’eccellente occasione di promozione commerciale che si profila. Sì, promozione commerciale: perché, come vedremo tra poco, il Rolex Explorer di Hillary non è mai arrivato in cima all’Everest

Il Rolex Explorer I e la spedizione di Hillary sull’Everest: un curioso retroscena

Nel 1953, Edmund Hillary, membro della spedizione britannica sull’Everest, assieme allo sherpa Tenzig Norgay, diventa il primo uomo noto alla Storia per aver calpestato la vetta dell’Everest. Al polso, come il marketing Rolex non ha reso noto al mondo, Hillary porta un… Orologio inglese di marca semisconosciuta, uno Smiths DeLuxe solotempo con secondi a ore 6. Un orologio semplice, robusto, a carica manuale, dall’aspetto tutto sommato anonimo e simile a quello dei moltissimi field watch con cui sono stati equipaggiati gli eserciti Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ma, chiederà il gentile lettore del Magazine di Chronosect, e il Rolex Explorer? Non è andato sull’Everest?

La risposta è: sì, gli orologi Rolex sono andati sull’Everest, sia nella spedizione di Hillary del 1953, che in quella, senza bombole di ossigeno, di Reinhold Messner, nel 1978. Ma, a differenza di Messner, che porta il suo Oysterquartz – il cui stile, per inciso, è stato ispirato dalla leggenda del design orologiero Gerald Genta, come si può scoprire qui – fin sulla sommità del monte più alto del mondo, Hillary, che pure ha in dotazione un Rolex Explorer grazie alla sponsorizzazione della spedizione da parte della maison ginevrina, lo porta sì sull’Everest: ma solo fino al campo base. Che comunque si trova ad un’altezza per nulla disprezzabile, essendo sopra i cinquemila metri. Fatto sta che, per motivi mai chiariti, Hillary lascia il suo Rolex Explorer al campo base e indossa per la scalata finale il suo personale Smiths DeLuxe.

A differenza di Smiths, Rolex è abilissima nello sfruttare l’aura di prestigio che deriva dall’aver partecipato alla storica impresa alpinistica di Hillary. Va detto che Rolex è sempre stata molto corretta nelle sue réclame: non ha mai infatti sostenuto che il Rolex Explorer sia arrivato sulla cima dell’Everest al polso di Hillary, limitandosi a indicare che gli uomini che scalarono l’Everest avevano in dotazione il Rolex Explorer. John Hunt, il capo della spedizione, indossa un Rolex Explorer quando giunge sopra gli ottomila metri per lasciare del materiale da scalata per Hillary, il quale due giorni dopo lo utilizza per la sua ascesa finale. Quindi il Rolex Explorer, in effetti, è andato sull’Everest nel 1953. Solo, non è arrivato sulla sommità al polso di Hillary.

In effetti, i Rolex sono stati usati da uomini che si sono arrampicati sull’Everest…

Detto questo, la fama di orologio da avventurieri del Rolex Explorer è ben meritata. Non solo la spedizione sull’Everest del 1953 è equipaggiata con l’Explorer, e Hunt lo porta fin sopra gli ottomila metri,, ma, come detto, l’azienda ha testato i suoi orologi sull’Himalaya sin dagli anni Trenta.

Il Rolex Explorer I viene aggiornato più volte nel corso degli anni: la versione attuale ha visto aumentare il proprio diametro a 39 mm, in linea con le tendenze dell’orologeria contemporanea. Rimane però fedele al suo carattere originario, quello di un solotempo automatico, impermeabile, semplice, robusto e ben leggibile: alcuni lo chiamano “il Rolex per la gente a cui Rolex non piace“, sottolineando la distanza di questo modello da altri Rolex oggi visti più come investimenti o status symbol che come segnatempo funzionali da portare al polso.

Un’edizione speciale contemporanea del Rolex Explorer I, referenza 214270, su cinturino NATO.

Il Rolex Explorer II

La passione di Rolex per le esplorazioni non si ferma e, nel 1971, presenta un orologio ideato per una nicchia nella nicchia: gli esploratori che si avventurano nelle profondità delle caverne, ossia gli speleologi.

Quali peculiari necessità possono avere gli speleologi, per desiderare un orologio a loro dedicato? Innanzitutto, quando ci si trova sottoterra nei meandri di una tenebrosa e umida spelonca, non si ha a disposizione la luce solare. Quindi l’orologio deve essere, oltre che impermeabile, fornito di una luminescenza estremamente brillante. Il Rolex Explorer II sotto questo profilo non delude certo. Anzi, molti al tempo trovano eccessivamente affollato il quadrante proprio a causa della presenza di ben ventiquattro punti luminosi applicati, uno per ogni ora del giorno, in luogo dei consueti dodici. In effetti, questo affollamento è causa dello scarso successo dell’Explorer II all’epoca in cui viene commercializzato, tanto che le case d’aste, per cercare di spingerne le quotazioni, iniziano a venderlo come “orologio di Steve McQueen”: un’etichetta, benché priva di fondamento -non ci sono prove che McQueen abbia portato al polso un Explorer II-, che è rimasta attaccata a questo orologio, che ancor oggi taluni associano al celebre attore e pilota statunitense.

Rolex sceglie di equipaggiare il suo 1655 con la sfera delle ore a bastoncino, anziché la sua tradizionale lancetta “Mercedes”, per aumentare la leggibilità e per lasciare spazio alla lancetta che più caratterizza questo orologio: la sfera delle 24 ore, che porterà in dote alla prima serie del Rolex Explorer II il soprannome con cui ancor oggi è noto in Italia e all’estero: “Freccione“.

Il Freccione, come viene soprannominata la quarta lancetta di questo Rolex, ha una funzione ben precisa: indicare in maniera immediata se l’ora mostrata dalla sfera delle ore è da considerarsi pomeridiana o antimeridiana. Quando si trascorrono lunghi periodi sottoterra, in assenza del normale ritmo solare, si perde infatti la percezione del tempo, e diventa difficile rendersi conto se siano le otto del mattino o le otto di sera. Il Rolex Explorer II Freccione consente quindi allo speleologo che lavora in una grotta per molto tempo di conoscere con precisione l’ora del giorno e, se dispone di una fonte di luce artificiale per leggere la data, anche il giorno del mese, opportunamente ingrandito dalla lente a ore 3. L’Explorer II appare dunque un valido alleato per questo tipo di esploratori estremi.

Oggi, il Freccione è un modello vintage estremamente gettonato, che arriva a prezzi anche molto alti, come è possibile verificare sulla vetrina online di Chronosect.

Nel 1985, Rolex introduce la referenza 16550. Questo nuovo modello beneficia di una rivisitazione funzionale, venendo dotato del nuovo calibro 3085 che permette di regolare indipendentemente la sfera delle 24 ore, rendendo così di fatto questo modello capace di indicare un secondo fuso orario. Anche il cambiamento estetico è notevole: il diametro viene accresciuto a 40 mm, il quadrante viene “alleggerito” riducendo a 12 i punti luminosi presenti, la sfera delle 24 ore viene resa meno invasiva, e quella delle ore si allinea al resto della gamma sportiva Rolex, assumento la nota foggia “Mercedes”. Possiamo dire che con questo modello, più vicino alle esigenze di un’utenza non specialistica, l’Explorer II inizia ad incontrare il favore del pubblico.

La serie degli Explorer II prosegue nel 1989 con la referenza 16570, con il contorno delle sfere e degli indici delineato in nero, caratteristica che rende particolarmente leggibili ed apprezzate dal pubblico le versioni con quadrante bianco, dette “Polar“.

Nel 2011, Rolex decide per un parziale ritorno al passato con il Rolex Explorer II referenza 216570: l’aumento di diametro della cassa a 42 mm permette di ingrandire nuovamente la lancetta delle 24 ore, riportandola ad una forma simile a quella dell’originario “Freccione”.

 

Quindi, meglio un Rolex Explorer I o II?

Per chi apprezza la semplicità e la leggibilità di un orologio dalla forma tradizionale, il Rolex Explorer I permette di rievocare i tempi delle esplorazioni himalayane, quando tutto quel che occorreva ad un avventuriero erano pochi, semplici e affidabili strumenti.

Per chi desidera il massimo delle funzionalità, con indicazione di data, ora e 24 ore, il Rolex Explorer II non deluderà.

Una curiosità finale: tutti gli orologi dotati di lancetta delle 12 ore possono essere usati come bussola solare, puntando la lancetta delle ore verso il Sole e tracciando un’immaginaria bisettrice tra questa e il mezzogiorno. Supponendo che siano le 10 del mattino, e che l’orologio sia impostato con l’ora solare, orientando l’orologio in modo che la lancetta delle ore punti il Sole, le 11 indicheranno il Sud. Questo procedimento è reso ancora più semplice dal Rolex Explorer II: se il “freccione” viene impostato a indicare l’ora locale, esso giace sulla bisettrice dell’angolo anzidetto, solo nel verso opposto.Allineando la lancetta delle ore al Sole, il “freccione” indicherà quindi il Nord geografico.

Il procedimento vale nell’emisfero settentrionale, così come in quello australe, ove bisogna soltanto ricordarsi di invertire Sud con Nord.

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