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IWC Ingenieur: il tempo della tecnica

Dr. N

Continuiamo la nostra serie di articoli sulle creazioni di Gerald Genta e andiamo a scoprire, nella triade di orologi sportivi eleganti che lo ha reso celebre, il terzo tassello: l’IWC Ingenieur. È un orologio diverso dall’Audemars Piguet Royal Oak, che cronologicamente lo precede, e dal Patek Philippe Nautilus, che lo segue: l’IWC Ingenieur è uno strumento di precisione pensato per resistere ai campi magnetici cui sono esposti, come dice il nome, tecnici e ingegneri.

L’abilità di Gerald Genta, nel disegnare l’Ingenieur, è quella di coniugare l’innovazione estetica con il rispetto del requisito tecnico dell’antimagneticità.

L’IWC Ingenieur delle origini

Negli anni Cinquanta, IWC lancia il suo primo Ingenieur. È un orologio che cela la sua particolarità tecnica, una resistenza ai campi magnetici pari a quella del contemporaneo Rolex Milgauss, dietro a linee sobrie e tradizionali. Tale discrezione viene mantenuta anche dalla prima rivisitazione estetica dell’orologio, avvenuta negli anni Sessanta.

Oltre alla natura “tecnica” dell’orologio, un altro aspetto che differenzia l’IWC Ingenieur dagli altri due membri della “triade di Genta” è il suo essere erede di un modello già esistente. Il Royal Oak ed il Nautilus rappresentano una sorta di “salto nel buio” per Audemars Piguet e Patek Philippe. Sono infatti modelli sportivi, completamente diversi da quanto prodotto fino a quel momento dalle due Case, la cui tradizione produttiva, va ricordato, è fatta primariamente di modelli eleganti. La IWC, con l’Ingenieur, mette in campo una, certamente radicale, rivisitazione di un modello già in commercio da vent’anni.

Il problema dei campi magnetici

Vediamo meglio in cosa consiste l’antimagneticità. Un orologio meccanico, semplificando all’estremo, è un insieme di molle e ingranaggi metallici, di varie forme e dimensioni, che devono lavorare in armonia fra loro per far sì che le lancette, secondo dopo secondo, ora dopo ora, giorno dopo giorno, viaggino in sincronia con lo scorrere del tempo.

Facile a dirsi, molto meno a farsi, specialmente quando tale armonia è costantemente minacciata da scossoni, variazioni di temperatura, umidità, acqua, e dal nemico principale contro cui combatte l’IWC Ingenieur: i campi magnetici, che si trovano praticamente dovunque scorra l’elettricità. Anche il gentile lettore, utilizzando un dispositivo elettronico, ne è in questo momento inondato. Lo è senza accorgersene, certo, perché i tessuti organici non ne risentono (entro certi limiti, s’intende). Ma la spirale metallica di un bilanciere, dei campi magnetici ne risente eccome…

Un orologio antimagnetico come l’IWC Ingenieur, quindi, deve essere in grado di funzionare senza venire influenzato da quei campi magnetici che la diffusione dell’elettricità ha portato nelle nostre vite.

Come ottenere il risultato dell’antimagneticità? Il modo più semplice ed efficace è quello di realizzare una gabbia di Faraday intorno ai meccanismi sensibili dell’orologio. Per far questo, si realizzano il quadrante, l’anello che circonda il movimento, e un fondello interno, in ferro dolce altamente conduttivo. Quando l’orologio è assemblato, questi elementi vengono fisicamente a contatto, creando un involucro che racchiude il movimento. I campi elettrostatici “scorrono” sulla superficie della gabbia di Faraday, e il movimento resta protetto.

L’IWC Ingenieur di Genta

IWC, nel 1976, affida a Gerald Genta la rivisitazione del proprio orologio “per ingegneri”. Genta deve però rispettare il requisito dell’antimagneticità. Questo impone di lasciare all’interno della cassa lo spazio per la controcassa magnetica che deve fare da gabbia di Faraday. Rispettando le esigenze di robustezza, Gerald Genta crea un orologio completamente nuovo.

IWC Ingenieur 1976

Nell’IWC Ingenieur del 1976, Gerald Genta porta avanti il concetto della ghiera con viti a vista, un portato del precedente Royal Oak, e anticipa in qualche misura il bracciale integrato del Patek Philippe Nautilus. Possiamo vedere l’IWC Ingenieur del 1976 come un modello intermedio fra le due grandi creazioni di Gerald Genta, con l’aggiunta dell’antimagneticità.

L’IWC Ingenieur oggi

A differenza di quanto accaduto con il Royal Oak di Audemars Piguet e il Nautilus di Patek Philippe, l’Ingenieur di IWC non ha raggiunto lo status di classico dell’orologeria moderna. La ragione è probabilmente da ricercare nella scelta di IWC di allontanarsi gradualmente dall’originale disegno di Gerald Genta.

Il Royal Oak di Audemars Piguet e, in misura ancora maggiore, il Nautilus di Patek Philippe, sono rimasti fedeli allo stile delineato dal grande disegnatore elvetico negli anni Settanta.

Lo Ingenieur di IWC ha invece seguito una strada diversa. Il bracciale si è fatto più angoloso, con maglie squadrate. La cassa ha visto l’aggiunta di spallette di protezione intorno alla corona, e in alcuni modelli è stata modificata nelle anse. Anche la ghiera, dalle carattersitiche cinque viti a vista, non è stata immune da variazioni.

 

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